Sentiero della Colina

Ovvero traversata tra le casere Ciol di Sass e Val Piovìn

Nel recente post sullo Spiz di Val Piovìn scrissi al riguardo della relazione di Fradeloni:

...di questa cima non è detto tutto perché il Fradeloni ha buttato lì una nota alla quale un esploratore come me non potrà resistere a lungo. Nella Berti, Fradeloni scrive a proposito della salita alla Cima Ciol de Sass: Dalla baracca dei boscaioli (q. 1400 c.) nel Ciol De Sass [ ...] si sale qualche metro verso d., si imbocca un sentierino che scavalca un crestone roccioso coperto di mughi che scende dalla Cima Ciol de Sass (qualche metro esposto) e si giunge in un vallone dominato a d. dalle pareti vert. gialle e grigie dello Spiz di Val Piovìn. Il sent. scende qualche metro, attraversa il vallone e quindi risale a una forcelletta di mughi, oltre la quale discende in Val Piovìn. Si abbandona il sentiero... Dunque Fradeloni ci parla di un sentiero che collegava la baracca dei boscaioli, o più propriamente la casera Ciol de Sass con l'altra malga della Val Piovìn superando, in un punto da trovare, le pareti vert. gialle e grigie dello Spiz di Val Piovìn.

Questa è la visuale delle verticali pareti dello Spiz Val Piovìn da poco sotto la casera Ciol de Sass; la parete è solcata da tre canaloni e quello più in basso è dove passa il sentiero che vado a descrivere. Esplorazione eseguita con l'indomito Tommo Maruzzella del quale sono anche le foto.

Particolare del canalone.

Ci avviciniamo tramite il sentiero che conduce sulla Cima Ciol de Sass. Evidente tra i mughi alla base della parete la traccia che s'indirizza all'imbocco del canalone.

Informo i potenziali visitatori di questi luoghi, sia che tentino questo sentiero o diretti in vetta alla Cima Ciol de Sass che è possibile abbandonare l'ex sentiero CAI in corrispondenza del canalone della foto qui sopra, evitando il largo giro per la baracca dei boscaioli. Il canalone non è difficile, ma le mie valutazioni delle difficoltà, sono assolutamente soggettive.

Alla base del canalone.

Dall'imbocco del canalone si vede la strada che abbiamo fatto: si passa alla base di quelle crestone roccioso che emerge dal pendio a mughi. Per facilitare i prossimi salitori, anche di chi è diretto in Cima Ciol de Sass, abbiamo tagliato i mughi fin sul fondo del vallone, togliendo le fettucce da cantiere che segnavano il percorso.

Il canalone non ha grandi difficoltà: è diviso in due tronconi che entrambi, parzialmente, si superano sulla destra per pendii a mughi. Abbiamo trovato i vecchi tagli che ritengo molto vecchi, considerato che l'utilizzo delle malghe nelle due valli contermini si è fermato negli anni cinquanta del novecento (fonte: Luigi Stefanutto, CLAUT, Grafiche Editoriali Artistiche Pordenonesi, 1981).

Dal culmine del canalone uno sguardo da dove siamo venuti: nel giallo bosco di larici in centro immagine, ci sono i ruderi della casera Ciol de Sass.

Dall'altro lato un bel ricordo. E anche una temeraria traversata.

La sella a Sud della Cima Val di Natema dove cominciamo a scendere verso la Val Piovìn.

Strabiliante la presenza su questi pendii del licopodio, che mi aveva colpito anche l'altra volta; per questo, in mancanza del nome originale di questo percorso, lo dedico all'erba colina.

Il ripiano con i ruderi della casera Val Piovìn. La discesa dalla forcella a Sud della Cima di Val Natema e i ruderi si svolge su rado bosco e spazi prativi senza la minima traccia e dunque trovare l'esatta posizione dei ruderi, evitare di scendere troppo, è una faccenda da greppisti consumati che conoscono gli espedienti di quest'arte.